Bufale: perché ci crediamo?

by | Feb 17, 2021 | Società | 0 comments

Le struttura di una bufala segue sempre due regole: deve essere di facile comprensione e deve indurre o alimentare una paura. Qualsiasi storia, anche inverosimile, che segue queste due – semplici regole – oltrepassa agevolmente la barriera cognitiva che opera da filtro e si insinua come verosimile. La semplicità di una bufala è la sua forza e il carburante che muove la sua persistenza tra le persone.

Bufale e analfabetismo funzionale

Spesso si associa la bufala all’analfabetismo funzione. Non è sempre così. Una bufala può colpire chiunque, indipendentemente dai contenuti che la formano. L’elemento importante è che essa possa definire, sull’individuo o sull’insieme degli individui, una paura. Questa strategia è sfruttata da chi, dalle bufale, trae un guadagno: politico, economico o personale. Questi interessi sono eterogenei tra la capacità culturale e la cultura stessa.

Paura di perdere qualcosa

La paura di perdere qualcosa, sia essa riferita a elementi materiali o astratti, è senza dubbio la calamita che attrae le persone a credere nelle bufale. È così perché la paura attiva un meccanismo di autodifesa che, di fatto, rende l’individuo diffidente da ciò che lo potrebbe danneggiare. Le paure che accompagnano le bufale si focalizzano sulle nostre stesse paure: alcune sono arcaiche e riguardano la sofferenza e la morte mentre altre sono più recenti e si concentrano sulla perdita di privilegi o posizioni sociali.

Istintivamente teniamo alla nostra salute. A meno che non siamo noi stessi a rovinarla, ma questa è un’altra storia!

Meccanismi cognitivi

I meccanismi cognitivi che stanno alla base delle bufale sono ben conosciuti. La leva cognitiva sulla quale una bufala fa forza è che la sua semplicità e la sua capacità di fare paura aumentano se chi la propone gode di buona fiducia. Un amico, un parente o un personaggio pubblico possono funzionare da moltiplicatori.

Il secondo meccanismo riguarda intrinsecamente la facilità con la quale la notizia è elaborata o proposta. Questo parametro genera il cosiddetto bias cognitivo che rappresenta la scappatoia che il nostro cervello utilizza quando si tratta di apprendere o consolidare le nozioni. Siamo sovraccarichi di informazioni e di cose da fare. Famiglia, lavoro, economia e serie TV da scegliere saturano la capacità del nostro cervello che – anche questo è dimostrato scientificamente – non è capace di lavorare in multi-tasking.

Il nostro cervello preferisce la via più comoda per ottenere informazioni.

Da cosa deriva il bias? Dal fatto che il cervello predilige la strada più semplice per formarsi una opinione. Tanto più semplice è una teoria tanto è più facile confermarla. Le bufale sull’economia non esisterebbero se il cervello non fosse pigro e inducesse l’individuo a documentarsi in modo approfondito da fonti autorevoli. E questo passaggio pone un altro problema.

Il problema delle fonti

La rete dei social rappresenta una vera e propria fonte dalla quale attingere. La sete delle informazioni, tuttavia, incontra il cervello pigro e lo disseta con acqua avvelenata. Per questo motivo, quando si cerca una conferma (oppure quando si legge una notizia “fake”) istintivamente il cervello la elabora come affidabile. Lo fa perché la notizia, nella maggior parte delle volte, è scritta in modo altrettanto semplice.

Fake news, bufale e cervello
Il cervello è spesso “pigro” nell’elaborazione e preferisce assimilare notizie di facile comprensione.

La presenza di un gruppo segreto finanziario che ha in mente di sterminare l’umanità è un concetto semplice rispetto alla complessa e intricata (non necessariamente in positivo) realtà che controlla e gestisce l’economia mondiale.

Imparare a dubitare, con parsimonia

Alla luce di quanto affermato nel precedente paragrafo potrebbe sembrare semplice sottolineare che basterebbe “educare” il cervello a dubitare. In realtà, la diffidenza è un altro tra gli elementi che esacerba la capacità la capacità di penetrazione delle bufale. Le stesse nascono dalle paure, giusto? E cos’è la paura se non il dubitare di qualcosa? Le bufale generano i complotti. E viceversa. Per questo motivo, quando i dubbi sono colmati dalle notizie create ad hoc per alimentare le bufale l’effetto ottenuto è esattamente l’opposto.

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