Gli effetti nefasti del CoVid sono sotto gli occhi di tutti. La pandemia ha costretto miliardi di persone, nel giro di pochi mesi, a riprogrammare la propria vita sia dal punto di vista sociale sia personale. Ed è proprio la società, che in questo periodo di crisi, ha rivisto molte delle proprie regole tra le quali quelle sanitarie.
In particolare, è cambiato perfino il classico rapporto “medico-paziente”, a favore di una migliore interazione tra i due soggetti. Questo perché si è reso necessario bilanciare la necessità, primaria, della salute rispetto a quella di rimanere a casa. Per questo motivo, in tempi di pandemia e di distanziamento social è emersa la necessità della telemedicina.
Passato e presente
In passato vigeva la concezione “classica” di rapporto tra medico e paziente che inglobava anche le prestazioni sanitarie. Pensare di fare fisioterapia tramite un collegamento video era a dir poco improponibile. Adesso, invece, è caduto il “tabù dello schermo” e molte prestazioni possono essere erogate anche a distanza. Il medico a distanza è, in altre parole, vicino come se fosse a casa nostra.
Anche il medico di base può, entro precisi limiti, fornire una prestazione attraverso internet. E questo, senza dubbio, è ragionevole. Basti pensare al consolidato rapporto che il medico di base ha con i propri pazienti: conosce le patologie, ma anche le paure e tanti altri aspetti. La somministrazione di una consulenza medica generica, ad esempio il rinnovo della prescrizione di un farmaco, o la lieve modulazione del dosaggio, può avvenire – adesso – anche a distanza.
Il futuro
È probabile che questo tipo di approccio possa continuare anche nel futuro, quando ciò la pandemia sarà un ricordo. Questo perché la telemedicina offre dei vantaggi indubbi. Al momento garantisce un opportuno distanziamento sociale, ma nel futuro potrebbe aiutare a risparmiare risorse ottimizzando, al tempo stesso, la capacità di veicolare la forza medica in modo molto più capillare.
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