The Last of Us è un capolavoro. Credo sia difficile poterlo semplicemente catalogare come videogioco o – peggio ancora – come gioco per la PlayStation. Penso che sia un’opera d’Arte narrativa e visiva, con momenti di devastante intensità emotiva che si alternano a tratti di pura poesia. Giocarlo può rappresentare un momento di introspezione personale se non un vero e proprio punto di svolta.
Per chi non lo sapesse narra la storia di un gruppo di sopravvissuti a una pandemia globale che deriva dall’infezione di un fungo realmente esistente: il Cordyceps. Questo organismo ha una particolarità: in natura è davvero capace di controllare i movimenti di piccoli invertebrati, di fatto dirottandone l’attività motoria.
L’introduzione così scarna non rende onore a The Last of Us ma serve per definire l’assoluta perfezione del titolo in un ambiente così complesso che – negli evidenti limiti – cerca di essere lineare anche nell’approccio scientifico.
Questo articolo analizza, da un punto di vista razionalmente scientifico, quanto sia verosimile l’approccio di The Last of Us se paragonato alla realtà. Il tutto, ovviamente, senza perdere di vista un appoggio focale molto importante: si tratta di un videogioco (e in questo caso il termine è molto utile). Il tratto caratteristico di qualsiasi gioco è quello di essere in grado di esasperare alcuni aspetti della realtà. Dai giochi non ci si aspetta, ovviamente, una perfetta aderenza al mondo che ci circonda. Se non fosse così sarebbero dei documentari.
E da qui in poi tutto sarà spoiler. Ma con moderazione.
Combattimenti, proiettili e ferite
Il punto in assoluto meno credibile di The Last of Us, in comune con tutti gli altri titoli, riguarda l’effetto immediato e a lungo termine dei combattimenti. Difficilmente è possibile rimanere vivi dopo aver ricevuto una raffica di proiettili (e la piccola Sarah, ne è testimone). Inutile dire che la lesione degli organi interni è incompatibile con la vita. Perfino un trauma da proiettile non letale, ad esempio il famoso colpo di striscio, può causare infezioni e stati letali di setticemia.
E fin qui è tutto evidente.
Ci sono, in aggiunta, casi dove una semplice escoriazione può portare problemi enormi: ad esempio il passaggio di tossine tetaniche (dal batterio Clostridium tetani). Evento senza dubbio improbabile, ma vista la frequenza con la quale la pelle è lesionata di certo plausibile.
Combustibile
In molti punti dello sviluppo narrativo i protagonisti percorrono lunghi viaggi in macchina. Per garantire un’armonia narrativa gli editor hanno dovuto semplificare molto il concetto tralasciando un aspetto fondamentale: la “scadenza” della benzina. Il liquido combustibile ha una durata media di conservazione che può variare di molto, Normalmente diventa scarsamente utilizzabile dopo un solo anno di conservazione ottimale. Nei serbatoi delle automobili, che non brillano per pulizia, il liquido perderebbe da subito la sua capacità.
Il discorso è amplificato per i motori alimentati a gasolio. Negli ultimi anni la composizione del diesel ha favorito l’ecosostenibilità del prodotto aumentando la presenza nella soluzione del cosiddetto biodiesel. Il problema del biodiesel è che favorisce lo sviluppo di muffe che alterano le qualità del combustibile.
Batterie
Le batterie non sono eterne. Le moderne batterie sono sicure e capaci di mantenere per lungo termine una sufficiente carica per alimentare gli apparecchi elettronici ma sono comunque soggette a fenomeni di ossidazione. I componenti elettronici che regolano il flusso di corrente, a loro volta, possono danneggiarsi e rendere l’accumulatore assolutamente inutilizzabile.
È improbabile che le batterie possano rimanere cariche o funzionali dopo ben venti anni ed è impossibile che le stesse possano essere estratte dalle carcasse delle automobili e ripristinate.
Farmaci (e antibiotici)
Una tra le scene emotivamente più forti si dirama nel primo capitolo ed è la parte finale di una spasmodica ricerca di un antibiotico. In questa parte della narrazione, Ellie somministra a Joel un farmaco per bloccare gli esiti di una ferita devastante all’addome. Tralasciando la qualità dell’antibiotico (a largo spettro? di che classe?) in questo piccolo frammento della storia è possibile discutere sull’efficacia o sulla pericolosità di un farmaco dopo venti anni dalla sua produzione.
Gli antibiotici sono molto stabili ma ciò non toglie che, negli anni, possano variare nella composizione chimico-fisica. Il principio attivo, ad esempio, potrebbe precipitare oppure potrebbe subire alterazioni molecolari tali – nel migliore dei casi – da renderlo inefficace. In altri casi, specialmente in un corpo già debilitato, potrebbe essere il promotore di una serie di eventi fatali: coaguli, reazioni anafilattiche e perfino la sepsi.
I farmaci, nei tempi ben oltre la loro naturale scadenza, potrebbero invertire il rapporto tra il costo e il beneficio e, per questo motivo, sarebbero del tutto inutili. O pericolosi.
Espansione e mutazioni del fungo
Da un punto di vista biologico è assolutamente ipotizzabile una coevoluzione tra diversi sistemi biologici, a patto che rispetti la condizione di mutualismo o leggera competizione interspecifica. In altre parole, è possibile che un sistema organico possa diventare simbionte o – nei casi più estremi – parassita dell’essere umano. È già successo e abbiamo traccia di integrazioni tra batteri e cellule umane nei nostri mitocondri i quali – secondo i più recenti modelli – sono il frutto della fusione tra una cellula batterica e una cellula eucariotica.
Quindi è possibile? Teoricamente sì. Ma con qualche riserva.
Questo tipo di integrazione, che nel caso del gioco appare come una sottomissione, ha una necessità: deve estendersi nel corso di decine di migliaia di anni. Il Cordyceps dovrebbe subire talmente tante evoluzioni positive nel genoma tali da renderlo capace controllare organismi complessi. Inoltre, è impossibile che l’epidemia possa avere un carattere così esplosivo e diffondersi in poche settimane in tutto il mondo, anche vista la complessità dell’interazione tra fungo ed essere umano.
Un altro aspetto da considerare è la capacità del fungo di alterare il sistema nervoso soltanto dell’essere umano e non quello di altri animali. In natura, il Cordyceps è capace di modulare l’attività neuronale di diverse specie di animali invertebrati; questo comportamento non è presente nella narrazione dove si evince chiaramente che il trofisfmo del fungo è selettivo nei confronti dell’uomo.
Conclusioni
The Last of Us è un capolavoro. Questo vale nell’introduzione a questo articolo e nella chiusura dello stesso. Questo documento rappresenta una piccola analisi di cosa potrebbe accadere e di cosa non potrebbe nella vita reale.
(Se non lo avete ancora fatto… giocatelo)
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